Informazioni sulla canzone In questa pagina puoi trovare il testo della canzone Domenica, artista - Remmy
Data di rilascio: 14.07.2016
Linguaggio delle canzoni: Italiano
Domenica |
Con i gomiti incollati ai braccioli dei divani |
Sui quali esistevamo annoiati |
Pensa a quei giorni sprecati |
A lasciarci scrosciare il tempo addosso come i temporali |
È da un minuto che disegno nel fumo |
Ciò che avremmo dovuto e che avremmo potuto |
Il mio telefono è sia freddo che muto |
E sono quasi contento che non chiami nessuno |
Non torni più dalle parti mie |
Io steso su quel letto di bugie |
Sul quale ci amiamo e ci odiamo |
E facciamo l’amore o scopiamo, dipende dai giorni |
Con i vestiti ancora addosso ed il fiato ancora corto |
Così non posso urlarti tutto ciò che ti nascondo |
I miei occhi fessure, frecce dalle fenditure |
Ma andrà tutto a posto stando fermi, come le fratture |
Non faccio niente perché niente siamo |
Incastrato, invischiato, come resina sui corpi |
Guardando i miei trascorsi |
Sai che la vita mia non lesina sui colpi |
Nessuno mai si merita 'sti giorni |
Che è domenica anche in settimana |
E nevica che Dio ce l’ha mandata |
Ci divide questa strada ghiacciata |
È il velo di gelo sopra cui scivolo che ci separa |
Li ho scritti sui fogli |
Tutti i racconti tristi che ti leggo negli occhi |
Non suona più la musica se quando mi tocchi |
È come una puntina che si incastra nei solchi |
Il mio telefono è sia freddo che muto |
Mentre ti scrivo queste lettere |
Giuro, non sarò mai tutto ciò che hai sempre voluto |
Solo l’uomo migliore che posso essere |
Caffè e paranoia, gli occhi una feritoia |
Domenica che noia, voglio andarmene |
Siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che |
A furia di essere stanchi siamo diventati domenica |
Caffè e paranoia, gli occhi una feritoia |
Domenica che noia, voglio andarmene |
Siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che |
A furia di essere stanchi siamo diventati domenica |
Mi faccio spazio in questa danza della morte calma |
È notte già da un po' e questa stanza calda parla |
Racconta storie di uomini a stento a galla |
In mezzo a urla che i condòmini chiamano l’ambulanza, pure |
E so che lontano dagli occhi e lontano dal cuore |
Spacco le suole, tu |
Versami un altro liquore e leggi il mio scritto |
Ci tocca scappare nel nulla per rigare dritto |
Io non so restare zitto, vivo sconfitto |
Se il giorno passa e ti perdo in un nuovo conflitto |
Ho messo la musica forte, così c'è casino e non penso |
Ho il naso tappato che forse c'è pure odore di incenso |
Ma non sento più un cazzo |
Parlo alla cazzo, scrivo anche peggio |
Tu hai l’anima fuori dagli occhi, vieni che te la saccheggio |
Sento cori sgolati come finti pudici |
Soli e annoiati come figli unici |
Matti e nell’ansia siamo film di Woody |
Corpi illuminati da duecento lumi |
Quando parli sento solo l’eco |
Ma è così profonda che ti giuro non vedo |
Sei così lontana ma ti giuro non cedo |
Tesso questa trama fino a quando non crepo |
Mi urli di continuo di calmarmi o spari |
Di non essere cattivo come Caligari |
Non sono uno di quelli che ti fa regali |
Morti in questo nulla siamo matti uguali |
Il mio telefono è sia freddo che muto |
Mentre ti scrivo queste lettere |
Non sarò mai quello che hai sempre voluto |
Solo l’uomo migliore che posso essere |
Caffè e paranoia, gli occhi una feritoia |
Domenica che noia, voglio andarmene |
Siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che |
A furia di essere stanchi siamo diventati domenica |
Caffè e paranoia, gli occhi una feritoia |
Domenica che noia, voglio andarmene |
Siamo lenti nei riflessi e siamo l’ombra di noi stessi che |
A furia di essere stanchi siamo diventati domenica |