Testi di The Raven - Vincent Price, Basil Rathbone

The Raven - Vincent Price, Basil Rathbone
Informazioni sulla canzone In questa pagina puoi trovare il testo della canzone The Raven, artista - Vincent Price.
Data di rilascio: 14.08.2013
Linguaggio delle canzoni: inglese

The Raven

(originale)
Once upon a midnight dreary, while I pondered, weak and weary
Over many a quaint and curious volume of forgotten lore
While I nodded, nearly napping, suddenly there came a tapping
As of someone gently rapping, tapping at my chamber door
«'Tis some visitor,» I muttered, «tapping at my chamber door-
Only this, and nothing more.»
Ah, distinctly I remember it was in a bleak December
And each separate dying ember wrought its ghost upon the floor
Eagerly I wished the morrow;- vainly I had sought to borrow
From my books surcease of sorrow- sorrow for the lost Lenore-
For the rare and radiant maiden whom the angels name Lenore-
Nameless here for evermore
And the silken sad uncertain rustling of each purple curtain
Thrilled me- filled me with fantastic terrors never felt before;
Presently to still the beating of my heart, I stood repeating
«'Tis some visitor entreating entrance at my chamber door-
Some late visitor entreating entrance at my chamber door;-
Merely this, and nothing more.»
Out into the darkness peering, long I stood there wondering, fearing
Doubting, dreaming dreams no mortal ever dared to dream before;
But the silence was unbroken, and the stillness gave no token
And the only word there spoken was the whispered word, «Lenore!»
This I whispered, and an echo murmured back the word, «Lenore!" —
Merely this, and nothing more
Back into the chamber turning, all my soul within me burning
Soon again I heard a tapping somewhat louder than before
«Surely,» said I, «surely that is someone at my window lattice:
Let me see, then, what thereat is, and this mystery explore-
Let my heart be still a moment and this mystery explore
'Tis the wind and nothing more.»
Open wide I flung the shutter, when, with many a flirt and flutter
In there stepped a stately Raven of the saintly days of yore;
Not the least obeisance made he;
not a minute stopped or stayed he;
But, with mien of lord or lady, perched above my chamber door-
Perched upon a bust of Pallas just above my chamber door-
Perched, and sat, and nothing more
Soon that ebony bird beguiling my sad fancy into smiling
By the grave and stern decorum of the countenance it wore
«Though thy crest be shorn and shaven, thou,» I said, «art sure no craven
Ghastly grim and ancient raven wandering on the Nightly shore-
Tell me what thy lordly name is on this Night’s Plutonian shore!»
Quoth the Raven, «Nevermore.»
Now the Raven, sitting lonely on the placid bust, spoke only
That one word, as if his soul in that one word he did outpour
Nothing further then he uttered- not a feather then he fluttered-
Till I scarcely more than muttered, «other friends have gone before-
On the morrow he will leave me, as my hopes have flown before.»
Quoth the Raven, «Nevermore.»
Then methought the air grew denser, perfumed by an unseen censer
Swung by Seraphim whose footfalls tinkled on the tufted floor
Once more on the velvet sinking, I betook myself to linking
Fancy unto fancy, thinking what this ominous bird of yore-
What this grim, ungainly, ghastly, gaunt and ominous bird of yore
Meant in croaking «Nevermore.»
«Prophet!»
said I, «thing of evil!- prophet still, if bird or devil!-
Whether Tempter sent, or whether tempest tossed thee here ashore
Desolate yet all undaunted, on this desert isle enchanted-
On this home by horror haunted- tell me truly, I implore-
Is there- is there balm in Gilead?- tell me- tell me, I implore!»
Quoth the Raven, «Nevermore.»
«Prophet!»
said I, «thing of evil- prophet still, if bird or devil!
By that Heaven stretched above us- by that God we both adore-
Tell this soul with sorrow laden if, within the distant Aidenn
It shall clasp a sainted maiden whom the angels name Lenore-
Clasp a rare and radiant maiden whom the angels name Lenore.»
Quoth the Raven, «Nevermore.»
«Be that word our sign in parting, bird or fiend,» I shrieked, upstarting-
«Get thee back into the tempest and the Night’s Plutonian shore!
Leave no black plume as a token of that lie thy soul hath spoken!
Leave my loneliness unbroken!- quit the bust above my door!
Take thy beak from out my heart, and take thy form from off my door!»
Quoth the Raven, «Nevermore.»
Now the Raven, never flitting, still is sitting, still is sitting
On the pallid bust of Pallas just above my chamber door;
And his eyes have all the seeming of a demon’s that is dreaming
And the lamplight o’er him streaming throws his shadow on the floor;
And my soul from out that shadow that lies floating on the floor
Will be lifted- nevermore!
(traduzione)
C'era una mezzanotte cupa, mentre io ripensavo, debole e stanco
Su molti quadri e curiosi volumi di conoscenze dimenticate
Mentre annuivo, quasi sonnecchiando, all'improvviso è arrivato un battito
Come qualcuno che bussa dolcemente, bussando alla porta della mia camera
«È un visitatore», mormorai, «che bussa alla porta della mia camera...
Solo questo e niente di più».
Ah, ricordo distintamente che era in un dicembre cupo
E ogni singola brace morente portava il suo fantasma sul pavimento
Desideravo con ansia il domani; invano avevo cercato di prendere in prestito
Dai miei libri sopracessio di dolore - dolore per la perduta Lenore -
Per la rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore-
Senza nome qui per sempre
E il serico, triste fruscio incerto di ogni tenda viola
Mi ha elettrizzato, mi ha riempito di terrori fantastici mai provati prima;
Al momento, per calmare il battito del mio cuore, rimasi a ripetere
«'È un visitatore che supplica di entrare alla porta della mia camera-
Qualche visitatore in ritardo che supplica l'ingresso alla porta della mia camera;-
Solo questo, e niente di più».
Fuori nell'oscurità a scrutare, a lungo sono rimasto lì a chiedermi, temendo
Dubitare, sognare sogni che nessun mortale ha mai osato sognare prima;
Ma il silenzio era ininterrotto e la quiete non dava segno
E l'unica parola pronunciata era quella sussurrata: «Lenore!»
Questo sussurrai, e un'eco sussurrò di rimando la parola: «Lenore!» —
Solo questo e niente di più
Di nuovo nella camera che gira, tutta la mia anima dentro di me brucia
Presto ho sentito di nuovo un battito leggermente più forte di prima
«Sicuramente», dissi, «sicuramente quello è qualcuno alla mia grata della finestra:
Fammi vedere, allora, cos'è, e questo mistero esplora-
Lascia che il mio cuore sia fermo un momento e questo mistero esplori
È il vento e nient'altro.»
Spalancato ho lanciato l'otturatore, quando, con molti flirt e svolazzare
Là dentro entrò un maestoso Corvo dei santi giorni di un tempo;
Non il minimo omaggio gli fece;
non un minuto si fermò o rimase;
Ma, con aria di signore o signora, appollaiato sopra la porta della mia camera-
Appollaiato su un busto di Pallade appena sopra la porta della mia camera-
Appollaiato e seduto, e nient'altro
Presto quell'uccello d'ebano indusse la mia triste fantasia a sorridere
Per il decoro severo e severo del volto che indossava
«Sebbene la tua cresta sia tosa e rasata, tu», dissi, «non sei certo vile
Orribile, cupo e antico corvo che vaga sulla spiaggia della Notte-
Dimmi qual è il tuo nome signorile sulla riva plutonica di questa notte!»
Quoth il Corvo, «Mai più».
Ora il Corvo, seduto solo sul placido busto, parlava solo
Quell'unica parola, come se la sua anima in quell'unica parola effondesse
Nient'altro che pronunciò - non una piuma poi svolazzò -
Finché non ho quasi più che borbottato, «altri amici sono andati prima-
Domani mi lascerà, poiché le mie speranze sono volate prima.»
Quoth il Corvo, «Mai più».
Poi ho pensato che l'aria diventasse più densa, profumata da un incensiere invisibile
Oscillato da Serafino i cui passi tintinnavano sul pavimento trapuntato
Ancora una volta sul velluto che affonda, mi sono assunto a collegarmi
Immaginate di immaginare, pensando a cosa questo infausto uccello di un tempo-
Che cosa questo tetro, goffo, orribile, scarno e sinistro uccello di un tempo
Inteso nel gracchiare "Mai più".
"Profeta!"
dissi io, «cosa del male!- ancora profeta, se uccello o diavolo!-
Se il tentatore ti ha mandato, o se la tempesta ti ha gettato qui a terra
Desolato eppure imperterrito, su questa isola deserta incantata-
In questa casa perseguitata dall'orrore, dimmi in verità, ti imploro
C'è- c'è un balsamo in Gilead?- dimmi- dimmi, ti imploro!»
Quoth il Corvo, «Mai più».
"Profeta!"
dissi io, «cosa del mal-profeta ancora, se uccello o diavolo!
Per quel Cielo si estendeva sopra di noi - per quel Dio che adoriamo entrambi-
Dillo a quest'anima carica di dolore se, nella lontana Aidenn
Stringerà una santa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore-
Stringi una rara e radiosa fanciulla che gli angeli chiamano Lenore.»
Quoth il Corvo, «Mai più».
«Sii quella parola il nostro segno in addio, uccello o immondo," strillai, alzandomi-
«Ritorna nella tempesta e nella spiaggia plutonica della notte!
Non lasciare pennacchio nero come segno di quella menzogna che la tua anima ha detto!
Lascia intatta la mia solitudine! - lascia il busto sopra la mia porta!
Togli il tuo becco dal mio cuore e prendi la tua forma dalla mia porta!»
Quoth il Corvo, «Mai più».
Ora il Corvo, mai svolazzante, è ancora seduto, è ancora seduto
Sul pallido busto di Pallade appena sopra la porta della mia camera;
E i suoi occhi hanno tutte le sembianze di un demone che sta sognando
E la luce della lampada che scorre su di lui getta la sua ombra sul pavimento;
E la mia anima da quell'ombra che giace fluttuante sul pavimento
Verrà revocato, mai più!
Valutazione della traduzione: 5/5 | Voti: 1

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