Informazioni sulla canzone In questa pagina puoi trovare il testo della canzone Antenòr, artista - Francesco Guccini. Canzone dell'album Metropolis, nel genere Поп
Data di rilascio: 31.12.2006
Etichetta discografica: EMI Music Italy
Linguaggio delle canzoni: Italiano
Antenòr |
Si chiamava Antenòr e niente, si chiamava Antenòr e basta |
Perché per certa gente non importa grado o casta |
Importa come vivi, ma forse neanche quello |
Importa se sai usare bene il laccio od il coltello… |
Antenòr uscì di casa, uscì di casa quella sera |
Garrivano i suoi pensieri come fossero bandiera |
Ma gli occhi erano fessura e il viso tirato a brutto |
Come all’età in cui credi d’aver fatto quasi tutto… |
Un cavallo nitrì, ma quando? |
Una donna rise, ma dove? |
La luna, uno scudo bianco, un carro le stanghe in alto |
Chitarra, ozio, parole, chitarra, ozio, parole |
La pampa, un ricordo stanco, un mare quell’erba nera |
Può darsi fosse romantico, ma lui non lo sapeva |
Ma lui non lo sapeva, ma lui non lo sapeva… |
Quella donna rideva ad ore, quella luna solo uno sputo |
E per quel cavallo non avrebbe speso anche un minuto |
È difficile far rumore sulle cose che ci hai ogni giorno |
Le tue braghe, il tuo sudore e l’odore che porti attorno… |
La cantina era quasi vuota, scarsa d’uomini e d’allegria |
Se straniero, l’avresti detta quasi piena di nostalgia |
Nostalgia ma di che cosa, d’un oceano mai guardato |
Di un’Europa mai sentita, d’un linguaggio mai parlato? |
Antenòr chiese da bere e scambiò qualche saluto |
Calmo e serio danzò tutto il rituale ormai saputo |
Uomo e uguale coi suoi pari, quasi pari con gli anziani |
Come breve quella sera, come lunghi i suoi domani |
Proprio allora qualcuno, entrando nella luce, da dentro al buio |
Lo insultò appena, sussurrando, ma sembrava che stesse urlando |
Come per uno schiaffo, come per uno sputo… |
Antenòr lo guardò sorpreso, lo studiò e non lo conosceva |
E il motivo restò sospeso fra la gente ferma in attesa |
E lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva |
Poi sentì di una donna il nome, già scordato o non conosciuto |
Quante volte per altri è vita quello che per noi è un minuto |
Guardò gli uomini per cercare occhi, dialogo, spiegazione |
Ma se non trovò condanne, non trovò un’assoluzione… |
Antenòr uscì di fuori, bilanciando il suo coltello |
Per danzare malvolentieri passi e ritmi del duello |
Una donna non ricordata ed un uomo mai visto prima |
Lo legavano tra loro come versi con la rima |
Fintò basso e scartò di lato, quanti sguardi sentì sul viso |
Si sentì migliore e stanco, si sentì come un sorriso |
Che serata tutta al contrario, proprio niente da ricordare |
Puntò il ferro contro il viso, vide il sangue zampillare |
Tutto quanto era stato un lampo, Antenòr respirava forte |
Fece il gesto di offrir la mano, guardò l’altro e capì pian piano |
Che tutto era stato invano, che l’altro cercava morte |
E capì che doveva farlo, farlo in fretta perché non c’era |
Un motivo per ammazzarlo, l’altro cadde e non rispondeva |
E lui non lo sapeva, e lui non lo sapeva |
Antenòr lo guardò cadere, sentì dire «la colpa è mia» |
Sentì dire «è stato un uomo», sentì dire «fuggi via!» |
La giustizia disse «bandito», ma un poeta gli avrebbe detto |
Che era come l’Ebreo errante, come il Batavo maledetto… |
Quante volte ci è capitato di trovarci di fronte a un muro |
Quante volte abbiam picchiato, quante volte subito duro |
Quante cose nate per sbaglio, quanti sbagli nati per caso |
Quante volte l’orizzonte non va oltre il nostro naso |
Quante volte ci sembra piana, mentre sotto gioca d’azzardo |
Questa vita che ci birilla come bocce da biliardo |
Questa cosa che non sappiamo, questo conto senza gli osti |
Questo gioco da giocare fino in fondo a tutti i costi… |