Testi Cristoforo Colombo - Francesco Guccini

Cristoforo Colombo - Francesco Guccini
Informazioni sulla canzone In questa pagina puoi trovare il testo della canzone Cristoforo Colombo, artista - Francesco Guccini. Canzone dell'album Ritratti, nel genere Поп
Data di rilascio: 31.12.2003
Etichetta discografica: EMI Music Italy
Linguaggio delle canzoni: Italiano

Cristoforo Colombo

E' gia stanco di vagabondare sotto un cielo sfibrato
per quel regno affacciato sul mare che dai Mori è insidiato
e di terra ne ha avuta abbastanza, non di vele e di prua
perché ha trovato una strada di stelle nel cielo dell’anima sua
Se lo sente, non può più fallire, scoprirà un nuovo mondo
quell’attesa lo lascia impaurito di toccare già il fondo
Non gli manca il coraggio o la forza per vivere quella follia
e anche senza equipaggio, anche fosse un miraggio ormai salperà via
E la Spagna di spada e di croce riconquista Granata
con chitarre gitane e flamenco fa suonare ogni strada
Isabella è la grande regina del Guadalquivir
ma come lui è una donna convinta che il mondo non pùo finir lì
Ha la mente già tesa all’impresa sull’oceano profondo
caravelle e una ciurma ha concesso, per quel viaggio tremendo
per cercare di un mondo lontano ed incerto che non sa se ci sia
ma è già l’alba e sul molo l’abbraccia una raffica di nostalgia
E naviga, naviga via
verso un mondo impensabile ancora da ogni teoria
e naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria
E' da un mese che naviga a vuoto quell’Atlantico amaro
ma continua a puntare l’ignoto con lo sguardo corsaro
sarà forse un’assurda battaglia ma ignorare non puoi
che l’Assurdo ci sfida per spingerci ad essere fieri di noi
Quante volte ha sfidato il destino aggrappato ad un legno
per fortuna che il vino non manca e trasforma la vigliaccheria
di una ciurma ribelle e già stanca, in un’isola di compagnia
E naviga, naviga via
sulla prua che s’impenna violenta lasciando una scia
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria
Non si era sentito mai solo come in quel momento
ma ha imparato dal vivere in mare a non darsi per vinto
andrà a sbattere in quell’orizzonte, se una terra non c'è
grida: «Fuori sul ponte compagni dovete fidarvi di me!
Anche se non accenna a spezzarsi quel tramonto di vetro
ma li aspettano fame e rimorso se tornassero indietro
proprio adesso che manca un respiro per giungere alla verità
a quel mondo che ha forse per faro una fiaccola di libertà
E naviga, naviga là
come prima di nascere l’anima naviga già
naviga, naviga ma
quell’oceano è di sogni e di sabbia
poi si alza un sipario di nebbia
e come un circo illusorio s’illumina l’America
Dove il sogno dell’oro ha creato
mendicanti di un senso
che galleggiano vacui nel vuoto
affamati d’immenso
Là babeliche torri di cristallo
già più alte del cielo
fan subire al tuo cuore uno stallo
come a un Icaro in volo
Dove da una prigione a una luna d’amianto
«l'uomo morto cammina»
dove il Giorno del Ringraziamento
il tacchino in cucina
e mentre sciami assordanti d’aerei
circondano di ragnatele
quell’inutile America amara
leva l’ancora e alza le vele
E naviga, naviga via
più lontano possibile
da quell’assordante bugia
naviga, naviga via
nel suo cuore la Niña, la Pinta e la Santa Maria

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