Informazioni sulla canzone In questa pagina puoi trovare il testo della canzone Pathos, artista - Pathos
Data di rilascio: 08.12.2017
Linguaggio delle canzoni: Italiano
Pathos |
Dandoti il braccio ho sceso almeno un milione di scale |
Ora Lucifero sorride e mi blocca nel ghiaccio |
Quel tuo ventre di vetro dentro celava un umore letale |
Riscaldava le serate col suo freddo abbraccio |
Inverno lentamente mi cammina sulle membra |
Lui e Silenzio fanno a gara a chi prima mi smembra |
Vestito di stupore chiedi perché è gelido il mio cuore? |
Amico, senza amore siamo neve senza un sole |
In questa vita forse non saremo mai felici |
Noi che siamo nati per avere solo cicatrici |
Noi anime sfregiate che vaghiamo nelle notti |
Cuciamo i tagli del passato con i nostri sogni |
La luna tinge queste strade, tutto intorno tace |
Ho litigato con Morfeo, non conosco pace |
Non c'è una stella in cielo che non stia ridendo |
Di me che affogo, immerso nel solipsismo inverso |
Sui marciapiedi freddi le graziose della notte |
Sorridono in silenzio per promettermi una coltre |
Di respiri, ma il dolore è indissolubile |
Stanotte l’unico mio bacio andrà alla solitudine |
Un solitario è un pittore, non un folle o un eremita |
Dipinge nei suoi occhi il vero suono della vita |
Ed io proseguo, seguo il ritmo del mio polso |
Se ho le scarpe consumate è ché nervoso è il cuore in torso |
Fumo la terza sigaretta nell’inferno che m’aspetta |
Col coltello suo d’angoscia che perfora, che m’affetta |
Che costringe tra la gente piena d’oro e scevra di poesia |
Io per l’uomo ho sviluppato un’idiosincrasia |
L’umanità è una malattia, è in simbiosi con il male |
Finta democrazia spacciata per reale |
L’asfalto stanco bacia fazzoletti insanguinati |
Senzatetto menati, Stato e Dio li hanno dimenticati |
La Notte si allontana verso la sua antica tana |
Il Giorno disperato corre per sfiorarle i fianchi |
Sono due amanti che si cercano da sempre stanchi |
Che mai potranno amarsi sopra petali di lana |
Ed ora il cielo che si tinge rosso di dolore: |
Il crepuscolo è il pianto di un proibito amore |
Ed ora il vento greve e lento muove la rugiada |
Ora che il cielo è gelo congedo questa strada |
Entro in casa, dentro tutto è spento, scuro e morto |
Col volto smorto cerco un foglio che mi dia un po' ascolto |
Prendo la penna, chiudo gli occhi, voglio andare via |
La pistola che ho alla tempia si chiama poesia |
Premo il grilletto e giungo nell’Empireo del sentire |
Qui non c'è luce, solo fiumi di rose appassite |
Ne colgo una pregna del segreto respirato |
E la dono, con il cuore, a chi ha colto il segreto in Pathos |
È curioso, io ho conosciuto Mallarmé ancora ragazzo, ancora scolaro… |
e mi battevo con i compagni, perché i miei compagni consideravano che era un |
poeta oscuro, come lo è difatti e… e non lo capivo neanche io ma c’era |
qualche cosa in Mallarmé che mi attraeva, c’era: sentivo che in quella poesia, |
in quella poesia intensa c’era un segreto e che la poesia è poesia quando |
porta il sé in segreto |