| «Prietene, nu te du acolo — este sălaşul păsării morții…»
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| Diretto a est fino alla lontana Carpazia, come la pioggia mi punge la pelle
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| Il fuoco di Brandy e i pensieri sulla città natale non riescono a placare i disordini interiori
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| Chilometro dopo chilometro, le ruote del pullman sbattono, la destinazione incombe in vista
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| I bastioni del castello di Orlok torreggiano attraverso il velo nero della notte
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| Soffice, nel buio buio e sognante, l'incubo mi viene in mente
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| Inizia la maledizione, il sangue che unge la pelle, con il bacio dell'infinito
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| Corsa del cuore, inseguimento del polso: il prezzo dell'avidità è la mia umanità
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| La mia mortalità perduta
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| Dalla vena, ecco la sorgente della vita
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| Benvenuto, morte: lascia che la vita si svolga
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| Mortificato, sono diventato una vittima di questo luogo arido?
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| Di rango e stantio, il mio cuore è pesante, staccato dall'abbraccio dell'amore
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| Cofanetti di ferro cadono intorno a me, uccidono la speranza che ho lasciato
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| Così rivelato davanti a me si trova L'Uccello della Morte...
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| Rimango solo nell'oscurità della tomba dei non morti, il mio terrore sta accelerando
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| Qui mentre cerco dove strisciano gli insonni, nel silenzio nauseante
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| Se aspetto — troppo tardi! |
| Devo tornare: il destino mi chiama
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| La mia paura mi sta bloccando
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| Dalla vena, lascia che il sangue venga prelevato
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| Benvenuto figlio della progenie senza sangue
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| Cos'è questa cosa abbandonata da Dio che cammina in mezzo a noi?
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| E nel silenzio della sua stanza, uno sconosciuto silenzioso è in preda
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| Fatale il dardo dei puri di cuore, il volto del destino
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| Da il destino volubile sedotto, come tre volte tre volte inascoltati richiami di galletto
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| Il bacio per iniziare, il sangue che unge la pelle con la maledizione dell'infinito
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| La luce consuma la sua carne, legando vita e morte come una... |