| Hai sentito parlare dell'arpista cieco,
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| Come ha vissuto nella città di Hogmaven,
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| Come è sceso nella bella Inghilterra,
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| Per rubare lo sfrenato Brown di re Enrico.
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| Prima andò da sua moglie,
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| Con tutta la fretta possibile,
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| Questo lavoro ha detto che non andrà mai bene,
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| Senza l'aiuto della nostra buona cavalla grigia.
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| Disse lei, prendi la buona giumenta grigia,
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| Correrà sulle colline sia basse che alte,
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| Vai a prendere la cavezza nel tubo,
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| E lascia il puledro a casa con me.
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| Si è alzato e se n'è andato in Inghilterra andato,
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| È andato il più veloce possibile,
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| E quando è arrivato ai cancelli di Carlisle,
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| Chi dovrebbe essere lì se non re Enrico.
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| Entra, vieni, cieca arpista,
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| E della tua musica fammi sentire,
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| Ma su e disse l'arpista cieco,
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| Preferirei avere una stalla per la mia cavalla.
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| Il re guardò oltre la sua spalla sinistra,
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| E disse al suo stalliere:
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| Vai a prendere la giumenta del povero arpista cieco,
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| E mettila accanto al mio marrone sfrenato.
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| Poi ha suonato l'arpa e poi ha cantato,
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| Finché non li ha suonati tutti così profondamente addormentati,
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| E piano piano si tolse le scarpe,
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| E giù per le scale si è insinuato.
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| Dritto alla porta della stalla se n'è andato,
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| Con un battistrada così leggero come potrebbe essere,
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| E quando ha aperto ed è entrato,
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| Trovò trenta destrieri e tre.
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| Ha preso la cavezza dal suo cavallo,
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| E dalla sua borsa non ha mancato,
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| L'ha fatto scivolare sul naso del sfrenato,
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| E lo legò alla coda della giumenta grigia.
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| Poi la lasciò andare alle porte del castello,
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| Non ha mancato di trovare la sua strada,
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| Tornò dal suo puledro puledro,
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| Tre lunghe ore prima del giorno.
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| Poi al mattino, alla bella luce del giorno,
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| Quando ebbero finito tutto il loro allegria,
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| Ecco che il marrone sfrenato se n'era andato,
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| Così anche la povera giumenta cieca dell'arpista.
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| E oh, ahimè, disse l'arpista cieco,
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| Sempre anche che io venni qui,
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| In Scozia ho un piccolo puledro,
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| In Inghilterra hanno rubato la mia buona cavalla grigia.
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| Tieni a freno la lingua disse re Enrico,
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| E lascia che siano tutti i tuoi lutti,
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| Avrai una cavalla di gran lunga migliore,
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| E ben pagato sarà il nostro puledro.
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| Di nuovo arpeggiò e di nuovo cantò,
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| La musica più dolce che ha lasciato loro ascoltare,
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| Fu pagato per un puledro che non perse mai,
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| E tre volte la buona giumenta grigia. |